Nel febbraio 2020 76 associazioni e comitati dell’Emilia Romagna si sono unite nella Rete Emergenza Climatica e Ambientale dell’Emilia Romagna (Reca) con lo scopo di unire le forze per dare voce alla società civile sui temi degli interventi con cui le istituzioni stanno gestendo l’emergenza climatica.
Il patto per il clima e per il lavoro è nato nel 2020 per raccogliere gli obiettivi più importanti della transizione ecologica .
Il patto della Regione ricalca gli obiettivi del Patto climatico europeo.
Le consultazioni tenutesi tra la Vicepresidente della regione Emilia Romagna Elly Schlein, l’Assessore Vincenzo Colla e le associazioni della Rete Emergenza Climatica e Ambientale dell’Emilia Romagna hanno prodotto circa 700 pagine di osservazioni e documenti di approfondimento, che tuttavia non sono state inserite nella strategia della giunta regionale confluita nel Patto per il lavoro e per il clima.
Alla luce di questo Reca ha scelto di non firmare il Patto a dicembre 2020 e di stilare un “Patto per il clima e per il lavoro” che ponga l’accento sui temi e gli interventi necessari a raggiungere la neutralità climatica.
Il rapporto fornisce alcuni dati utili a comprendere lo stato in cui ci ritroviamo:
negli ultimi quarant’anni, l’uso delle risorse materiali (rinnovabili e non rinnovabili) è arrivato a 60 miliardi di tonnellate.
A livello mondiale, oggi stiamo consumando (e sprecando) il 170% delle risorse rinnovabili messe a disposizione dal pianeta.
A livello nazionale, questo dato sale al 270%5.
In Emilia Romagna, questo rapporto supera il 300%.
LA SITUAZIONE IN EMILIA ROMAGNA
-L’Emilia Romagna risulta essere in forte ritardo sull’uso sostenibile delle risorse materiali, avendo un consumo superiore alla media nazionale ed emissioni di CO2 fossile di circa 9 tonnellate pro capite.
-L’Emilia Romagna è 4° in Italia per consumo di suolo, nel complesso l’Italia non si è ancora allineata agli indirizzi europei che avevano indicato la fine del consumo di suolo per il 2050. Al momento le leggi presentate in Parlamento sono ferme e non sono ancora state calendarizzate le discussioni in merito. Il rapporto ricorda come il 91% dei comuni italiani sia rischio idrogeologico.
LA DECARBONIZZAZIONE
Il Patto per il clima e per il lavoro segnala come la decarbonizzazione del settore energetico sia raggiungibile solo attraverso una completa elettrificazione dei trasporti e del riscaldamento domestico.
I punti fondamentali indicati per ottenere questo risultato secondo il rapporto sono:
-Produzione di energia da fonte rinnovabile elettrica, che dovrà raggiungere l’obiettivo del 100% rinnovabile al 2030.
-Efficientamento energetico attraverso la ristrutturazione degli edifici per raggiungere il consumo energetico zero o con bilancio energetico positivo.
-Utilizzo di nuove materie prime, come il legno e l’acciaio, che consentiranno la riduzione dell’utilizzo del cemento secondo i criteri della bioedilizia.
-Le fonti di energia rinnovabile principali verso cui indirizzarsi sono il sole e il vento l’idroelettrico.
-Inecntivazione degli impianti fotovoltaici
-Utilizzo delle biomasse riservate alla fertilizzazione naturale del suolo per ridurre gli effetti della desertificazione e per mitigare l’effetto serra
Gli interventi di conversione verso le energie da fonti rinnovabili vanno sostenuti attraverso l’utilizzo di tutti i fondi a disposizione per il settore energetico e l’azzeramento dei sussidi alle fonti fossili di energia, ma prevedendo su queste un ulteriore prelievo, compreso un prelievo sull’incenerimento di rifiuti.
LA RICONVERSIONE ECOLOGICA DELLE AREE URBANE
Evitare la cementificazione degli spazi urbani ed industriali è un altro dei punti fondamentali indicati nel Patto per il clima e per il lavoro.
Le azioni necessarie devono prevedere:
-Sistemi di trasporto pubblici non inquinanti
-Piani di riforestazione
-Recupero delle aree degradate
-Aumento del livello di rinaturalizzazione nei centri urbani
Il ruolo della pubblica amministrazione si rivela fondamentale in questo scenario affinchè i tecnici delle amministrazioni non si limitino al controllo delle conformità ma che siano in grado di indirizzare e gestire la transizione.
L’ECONOMIA CIRCOLARE
Riutilizzare, rigenerare, riciclare e ridurre gli sprechi sono i principi alla base dell’economia circolare.
A livello locale i centri comunali per il riuso possono essere incentivati estendendoli a diventare centri di raccolta per garantire la riduzione dei rifiuti pro capite.
LA RIDUZIONE DEL CONSUMO DI CARNE
Secondo un rapporto della Commissione Europea, il consumo di carne produce il 60% delle emissioni climalteranti del settore agricolo12.
-Promuovere il passaggio ad un sistema alimentare meno impattante, più locale, più trasparente e a base principalmente vegetale va nella direzione di disincentivare il consumo dei prodotti di origine animale
-Investire su un modello agricolo che valorizzi produzioni di piccola scala rivolte al mercato locale, abbandonando le vaste monocolture
-Finanziare progetti per azzerare gli sprechi alimentari
-Tutelare la produttività agricola del suolo con una progressiva eliminazione dell’utilizzo di pesticidi sintetici tramite pratiche di agricoltura biologica
-Orientare le scelte colturali verso specie e varietà adattate al territorio e al clima.
-Promuovere la creazione di orti condivisi e favorire la nascita di politiche urbane del cibo, per pianificare le filiere territoriali in maniera partecipata e
-Favorire con finanziamenti pubblici la tutela della biodiversità disincentivando le monocolture